Tessere del mio mosaico

Il pretesto per una rimpatriata nei ricordi di studente, questa autobiografia del mio professore di Fisica alla Federico II.

Come dico spesso ai miei studenti di adesso, io ho avuto una grande fortuna nella mia vita. Quella di avere avuto dei grandi insegnanti. Il professor Silvestrini è senza dubbio tra questi.

E’ stato il mio primo prof in assoluto, perché la prima lezione della mia carriera universitaria fu di Fisica e alla lavagna c’era lui. Presentazione essenziale: “prendetela come un lavoro… un lavoro occupa otto ore al giorno …” più chiaro di così …

Tra l’altro in quell’anno avevamo cinque corsi. Gli altri quattro tenuti da persone “normali”. Lui era uno scienziato, e si vedeva. Molto anticonformista, ma praticamente un genio. Uno che nel suo ufficio potevi trovarlo con gli zoccoli ai piedi, ma in due secondi ti spiegava l’esercizio su cui avevi sbattuto la testa per una settimana intera.

Finito quell’anno, non l’avevo più incrociato, ma mi sono sempre aggiornato sui successi continui, culminati con il gioiello di Città della Scienza. Un napoletano per scelta, come dice lui. Uno che ha vissuto di sogni, con la capacità non trascurabile di realizzarne la maggior parte.

Nel libro parla della proposta che gli venne fatta di venire a Napoli come di un punto nodale della sua vita, e della persona che gliela fece come di una figura determinante nel suo percorso per le conseguenze che quella scelta avrebbe comportato.

Ebbene io potrei ribaltare su di lui (fatte le debite proporzioni) questa considerazione. Quando si sceglie la Facoltà universitaria, lo si fa spesso basandosi su una sensazione, piuttosto che su elementi concreti; almeno ai miei tempi era così. Il prof fu determinante nel farmi capire che avevo fatto la scelta giusta e che era quella la strada che volevo seguire e quello il mondo cui volevo appartenere. Come lui, non mi pento affatto della scelta e mi coltivo i miei sogni piccolini. Grazie prof!

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