Libro preso al volo in stazione perché mi facesse compagnia in una giornata di viaggio. Scerbanenco lo conoscevo di nome, ma ignoravo tutto il resto, compreso Duca Lamberti, il protagonista della vicenda.
A parte il racconto, ben scritto, che ricostruisce bene l’atmosfera degli anni sessanta (credo) durante i quali si svolge la vicenda, ho fatto una riflessione come padre di un’unica figlia, che ovviamente costituisce un pezzo importantissimo della mia vita.
Ho sempre cercato di immedesimarmi nelle situazioni, anche le più strane, le più dure, le più “forti” di cui ho sentito parlare in qualche modo. E interrogatomi sulla mia eventuale reazione a sollecitazioni varie, mi sono sempre risposto, con una ragionevole certezza, che conserverei l’umanità e non mi abbandonerei alla violenza ed alla vendetta.
Certo nelle situazioni ci si deve trovare per essere sicuri di misurare la propria reale risposta, però credo che ognuno possa con ragionevole precisione riuscire a prevedere, forse anche ad allenarsi nell’eventualità di vivere certe vicende.
Un caso come questo devo dire che però fa vacillare un po’ le mie certezze: non sono più sicuro al mille per mille che non farei come Amanzio; non sono più sicuro che la cultura, l’equilibrio, la maturità, i valori accumulati in tanti anni possano resistere.
Mi viene in mente, a questo proposito, una maglietta goliardica che comprai qualche anno fa; c’è scritto: “ho una figlia bellissima, ma ho anche una pistola, una pala e un alibi”. Comprata per divertimento (era il periodo dei primi fidanzatini), ovviamente. Per non rischiare, in ogni caso, non avrò mai una pistola; una pala è più facile da rimediare, ma con quella potrò fare molti meno danni…