Il fucarazzo di Sant’Antuono

… e venne il giorno del fucarazzo di Sant’Antuono.

Quando ero bambino mi ricordo che alcuni ragazzi più grandi andavano raccogliendo legna nei giorni precedenti il 17 gennaio (soprattutto alberi di Natale rinsecchiti che qualcuno aveva avuto cura di conservare da qualche parte), e poi in questa serata si faceva un grande falò in mezzo alla strada, quando ancora lo sterrato dominava la via dove vivevamo.

Questa cosa del fuoco è legata a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, e quindi Santo appartenente a pieno diritto al mondo contadino. Pare che a un certo punto il fuoco fosse scomparso dalla terra e lui fosse sceso all’inferno per andarlo a riprendere, accompagnato dal suo inseparabile maialino che col casino che fece confuse i diavoli e aiutò il Santo a incapsulare il fuoco all’interno del suo bastone.

Festa contadina, quindi, in cui anni addietro si addobbavano gli animali (mia madre mi parla di trecce fatte ai cavalli con nastrini colorati, ad esempio), e si portavano in processione.

Oggi la tradizione, specie in città, ha assunto contorni non proprio religiosi, dato che pare un’occasione per sfidare in qualche modo il divieto di accendere fuochi per le strade. Insomma, trasgressione che si sostituisce alla tradizione.

Fuori città, invece, pare che lo spirito antico sia conservato e magari, finita la pandemia, si potrebbe pure andare da qualche parte a recuperarlo.

 

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