Pare che il gatto abbia superato il cane come migliore amico dell’uomo; almeno in Italia, dove nelle case ci sarebbero circa otto milioni di gatti.
Io ho un cane, in verità, ma ho avuto molti gatti un tempo; li ho fatti partorire, li ho vaccinati, idratati quando erano cucciolissimi…
Per cui vi sono legato molto; soprattutto a Tato, quello in foto, che in realtà si chiamava Matisse, un bellissimo gatto persiano che mi accompagnò per un po’ di tempo in un tempo travagliato della mia vita.
La data di questa ricorrenza è stata fissata a febbraio (mese dell’acquario, segno di spiriti liberi e indipendenti), il 17 per sfatare il mito secondo cui il gatto sia (soprattutto se nero) contiguo alla stregoneria e quindi portatore di sfiga per eccellenza. Il 17 infatti si dice che sia un numero sfortunato perché il numero romano corrispondente è XVII, che anagrammato diviene VIXI, in latino “vissi”, ossia “sono morto”: un po’ macchinoso, ma sufficiente per indurre alcuni a evitare qualunque occorrenza del numero 17. Così come a fermarsi e tornare indietro se un gatto nero attraversa la loro strada.
Per cui, oggi 17 febbraio, in barba a qualunque superstizione, celebriamo questi nostri amici che non saranno accoglienti ed espansivi come i cani, quando torniamo a casa, ma che comunque in maniera discreta, forse anche distaccata, riescono a farci sentire che ci vogliono bene.